
Fi-nal-men-te! Ma quanto ci mancava Richard Castle? Na cifra.
Questo telefilm iniziato in sordina, ma proprio stile "vediamo chi lo guarda se no lo tagliamo", è - a mio modestissimo parere - il poliziesco più riuscito degli ultimi anni. Il nome vero e proprio del telefilm è "Castle" con l'aggiunta italianadenoialtri e fuori luogo di "Detective tra le righe". Ma, bando alle ciance, entriamo nel vivo. Richard Castle (Nathan Fillion) è uno scrittore ricchissimo, sciupafemmine e dallo spirito goliardico che "uccide" il protagonista dei suoi romanzi gialli. Ne segue un periodo di profonda crisi, durante il quale viene coinvolto dalla polizia in un caso d'omicidio, in cui l'assassino emula proprio le trame dello scrittore. A condurre l'indagine è il detective Kate Beckett (Stana Katic), squattrinata ma dedita al suo lavoro e anche un po' il classico brutto anatroccolo (in realtà è una figa con una polo). E da qui parte la trama del telefilm: Castle ha un'illuminazione e decide di ispirarsi a Beckett per delineare la protagonista poliziotta dei suoi nuovi romanzi. Siccome c'ha gli agganci essendo ricco e bello (ma soprattutto ricco), Castle riesce ad affiancare costantemente Beckett per scrivere i suoi romanzi e prendere spunto, partecipando così ad indagini e azioni sul campo, in cui si trova sempre nel posto sbagliato al momento sbagliato. La trama - lo so - può sembrare un po' trita e ritrita, ma in verità paradossalmente "Castle" si distacca da tutti i polizieschi del momento, proprio perché si prende meno sul serio. Io lo vedo un po' stile "Moonlighting", con casi da risolvere meno splatter e meno angoscianti, anche perché il filo conduttore è il rapporto tra i due protagonisti, noiosa e seria lei quanto divertente e imbranato lui. Eppure proprio per questo ogni puntata è una continua presa in giro degli ormai obsoleti CSI, uno per ogni città degli Stati Uniti ("Vuoi che metta un po' di musica? In CSI quando fanno queste cose c'è sempre un sottofondo musicale, e la stanza è poco illuminata. Tipica atmosfera da film porno", Castle dixit). Gli altri personaggi del telefilm non sono fighi da paura (cioè, scusa, se i miei colleghi erano Warrick e Nick da mo che ero entrata nella Scientifica), sono personaggi normali che fanno da spalla alle gag involontarie dei due protagonisti, che rendono grottesca qualsiasi situazione grazie alla goffaggine - ma spesso anche all'intuito - di Castle durante le indagini e al fatto che Beckett non lo tolleri granché. Castle inoltre vive con una figlia quindicenne più matura di lui e con sua madre, che invece si rifiuta di maturare. Insomma, il succo è che "Castle" mi piace e mi piace perché mi fa ridere. Ma - attenzione! attenzione! - c'è di più. E qui "Castle" s'è superato. Alla fine della prima stagione, Richard Castle pubblica finalmente il libro ispirato al detective Beckett, dal titolo "Heat Wave". E siccome la sinergia mediatica ci piace, ma ci piace troppo troppo assai, il libro esiste e può essere acquistato. Insomma, lo pseudobiblium non è più pseudo, ma è proprio biblium. Se tu vai in libreria, c'è il libro di Richard Castle con la dedica in prima pagina a Kate Beckett. Queste cose mi mandano in solluchero. Infatti l'ho già prenotato.
Riepilogando, "Castle" ha due meriti:
1. Fa ridere e i protagonisti non hanno sempre quelle facce alla Aaron Hotchner (la tipica faccia "questo è un caso impossibile, la gente muore, il mio lavoro è una merda");
2. La sinergia mediatica per una volta ha compreso il mio medium preferito: il libro.
In poche parole, non dimentichiamoci di ridere e non dimentichiamoci dei libri.
La scheda del libro la trovate qui e questo è il suo spot:
Riepilogando, "Castle" ha due meriti:
1. Fa ridere e i protagonisti non hanno sempre quelle facce alla Aaron Hotchner (la tipica faccia "questo è un caso impossibile, la gente muore, il mio lavoro è una merda");
2. La sinergia mediatica per una volta ha compreso il mio medium preferito: il libro.
In poche parole, non dimentichiamoci di ridere e non dimentichiamoci dei libri.
La scheda del libro la trovate qui e questo è il suo spot:
2 commenti:
Ieri guardavamo Fox a casa di un'amica e ad ogni pubblicità di qualche telefilm il mio commento era: "mia sorella dice che è bello!" oppure "mia sorella si è comprata il dvd" o ancora "mia sorella mi ha detto che ora esce anche il libro", al che io stessa ho pensato che suonava un po' come se non volessi ammettere di guardare tutte le serie tv possibili e immaginabili e invece è proprio vero che è solo colpa di mia sorella!
Su Castle potevi dire benissimo "Mia sorella si è comprata il libro".
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