giovedì 16 dicembre 2010

A Natale puoi fare quello che non puoi fare mai


Il Natale a casa mia si può riassumere in una sola parola: kitsch. Che poi - diciamocelo - ormai a 28 anni cosa vuoi festeggiare ancora il Natale? Insomma, è una festa come un'altra. Ma andate a spiegarlo ai miei che per Natale si può anche evitare di essere felici: non esiste! Il Natale è sacro perché porta con sé tre elementi fondamentali per la mia famiglia: si sta tutti insieme, arriva la tredicesima e quindi si possono fare i regali, e soprattutto arriva tanto cibo (come se il resto dell'anno ci regolassimo).

Così, tornata a casa per le feste (che cominciano ufficialmente l'8 dicembre con l'addobbo dell'albero) mi aspettavo il solito tripudio di colori e festoni nella sala da pranzo, tipo pugno in un occhio ma a ripetizione e dato con violenza, anche se quest'anno - devo dire - si sono superati. Ma a questo punto è d'obbligo una piccola premessa: a casa mia, le stanze per Natale si addobbano seguendo un'unica regola, ossia che qualsiasi cosa rossa o dorata o argentata che si trovi nel raggio di un chilometro dal nostro appartamento vale come addobbo, compresi vecchi 'lavoretti' fatti da noi a scuola per le feste, regali bruttissimi e mai usati (essendo mia madre una maestra di scuola elementare potete immaginare l'abbondanza di questi oggetti, regalati da genitori che vogliono il meglio per i loro figli).

Quindi, non stupitevi se sulla porta d'ingresso di casa mia c'è un burattino rosso (?), se sul mobile della tv compaiono due candele oscene a forma di Babbo Natale e se persino il lampadario della sala ha un festone multicolor che lo trasforma in una sfera stroboscopica, che entri in sala e sei abbagliato dalla luce e ti senti Tony Manero negli anni '70. Ma tanto tutto passa in secondo piano davanti all'albero di casa mia. E va detto che, anche per l'addobbo dell'albero, vale una sola regola: tutto quello che è in casa e può essere appeso, va appeso! Quindi l'albero, alla fine, manco lo vedi: sembra una montagna di rifiuti coperta da festoni gialli, pieno di palle scompagnate (tra cui una gigante che mia madre ammira esclamando "Me l'ha regalata un mio alunno" - e te pareva), di cose messe a casaccio, che la prima impressione è che si siano seduti a un metro di distanza e siano stati ore a gettare sull'albero oggetti inanimati: pezzi di torta, panni sporchi, quello che capita. Vi dico solo che Iole ha un collare argentato con i brillantini. Ci vuole pazienza.

Addobbata la casa, nella mia famiglia parte poi la corsa ai regali, che devono essere tanti anche se non ci sono soldi, quindi in pratica sotto l'albero impacchettato si trova di tutto: basta che ognuno di noi abbia minimo tre regali e non importa che si tratti di uno stuzzicadenti, di un disegno fatto a mano e di una bottiglia di plastica vuota.

Ma il vero dramma del Natale a casa mia è uno solo, ed è il motivo per cui vorrei presentarmi dai miei direttamente il giorno della Vigilia: come ho già annunciato, mia madre è una maestra di scuola elementare quindi non c'è modo di scampare all'organizzazione della recita natalizia delle SUE classi. Inizia così: mia madre, verso i primi di dicembre, arriva a casa con la faccia depressa ed esclama "Devo organizzare la recita. Ho avuto un'idea molto originale, ma le mie colleghe non approvano" (faccia da cucciolo ferito e preso sotto sull'autostrada). A quel punto tutti noi fissiamo qualsiasi cosa tranne mia madre e cominciamo a disperderci, ma non c'è speranza. Il giorno dopo, mia madre si presenta con la lista delle canzoni di Natale che vuole far cantare ai bambini: il nostro compito è perfezionare la coreografia, proporre idee e fare le prove. Quest'anno sfiga vuole che ha deciso di far cantare ai bambini 'A Natale puoi' e quindi deve provare la base, solo che sbaglia l'attacco e le note, per cui sono stata tutto ieri pomeriggio ad aiutarla quantomeno a capire la melodia. Dopodiché è toccato alla coreografia di Hallelujah 'braccia su braccia giù', 'destra e sinistra', "devo far commuovere i genitori" (?). Ma perché devono commuoversi, poi, non si sa. "Perché è Natale" dice lei. E va bè.

Insomma, il Natale a casa mia è drammatico. E mio padre oggi ha dato l'annuncio conclusivo - l'ennesima mazzata al 'Natale Fai da Te di Casa Mia': è entrato in cucina annunciando "Quest'anno cambia la Tombola! Se esce il numero 90 sappiate che non è più 'a' paura'. È 'sta segnann o' Napoli'. E guai a chi sbaglia!".

lunedì 13 dicembre 2010

La vita di una baby Paris Hilton in un piccolo paesino di Provincia

Mia sorella ha 17 anni. Ma lei ci tiene a precisare che no, non sono 17. Sono 17 e 8 mesi. O meglio ancora, sono 18 meno 4. E se le chiedi "Tieni il conto? Ma perché? Guarda che non cambia niente", lei risponde "Come no! Allora, innanzi tutto posso andare in prigione (!), poi posso votare (!), poi posso guidare". E allora tutta la famiglia in coro le risponde che LA PATENTE la prenderai quando avrai i soldi per pagartela, figurarsi la macchina. E poi io sotto voce le ricordo che "a 18 anni la cosa più importante è che ti puoi firmare le giustificazioni da sola, brutta rimbecillita". Nel caso non badasse a questo piccolo dettaglio che in realtà ti cambierà la vita l'ultimo anno di liceo, altro che patente.

Ma mia sorella appartiene a quella generazione che noi chiamiamo 'nuova' e già ci rivolgiamo ad essa con sdegno, anche se tra noi e loro passano appena 10 anni, mica 50. Insomma, a me alla sua età dei 18 anni fregava cazzi, per dirla in parole povere. Ancora meno fregava della patente, che alla fine ho preso ma non ho mai usato (la uso per la raccolta punti, tipo quelli della Coop, non sia mai regalino qualcosa). Noi prendevamo l'autobus o andavamo a piedi. E invece lei senza la macchina che la aspetta sotto casa non scende nemmeno le scale del palazzo. ParisHiltondenoialtri per l'appunto.

Insomma, si è persino trovata un fidanzato patentato che la trasporta a destra e a manca tipo Ambrogio e che ha avuto la sfortuna di farsi male alla caviglia qualche giorno fa, gettandola nello sconforto più totale: andare a scuola con l'autobus, nopercarità! Oggi è tornata a casa manco fosse stata la Regina Elisabetta costretta a prendere il tram. Ma la cosa peggiore è che questo pomeriggio sarebbe dovuta andare a trovare il ragazzo infortunato servendosi degli unici suoi mezzi a disposizione, la qual cosa - immaginatelo - la stava uccidendo dentro. Per cui dopo pranzo, carica di mestizia e di dolore, mi si è avvicinata mormorando: "Ma perché non guidi? Avresti potuto accompagnarmi tu a casa del mio ragazzo!". Se non che io, con molta cortesia, ho risposto "Ma saranno cazzi". E questo è il dialogo che ne è seguito:

Io: "Non porto la macchina e mi arrangio, vuoi vedere che la porto per farti d'autista? Ma guarda, anche proprio no"
G.: "Sono disperata, come farò?"
Io: "Vai a piedi. Saranno due chilometri, ma è tutta discesa ed è bel tempo. Al ritorno, prendi l'autobus"
G.: "No, l'autobus non posso permettermelo"
Io: "Ma se il biglietto costa 60 centesimi!"
G.: "Ti pare che ho 60 centesimi?"
Io: "Ehm... te li presto io dai"
G.: "No, preferisco tenermeli per la merenda"
Io.: (che comincio a capire che il problema non sono i soldi, ma l'autobus) "Facciamo così: ti do 60 centesimi per l'autobus e poi altri 60 per la merenda di domani. Che ne dici?"
G.: (sguardo da cucciolo ferito) "Fanno 1 euro e 20. Preferisco ancora tenermeli per la merenda di domani"
Io.: "Ma scusa, ma allora ti pesa il culo!"
G.: "Sì, è una cosa risaputa. L'autobus non mi piace, fa tutti quei giri..."


Fa i giri dell'autobus, scusa! Che giri farà? Mi chiedo come ha fatto a venire fuori una così dalla nostra famiglia, sarà colpa di quella famosa 'nuova' generazione di ragazze con frangetta e stivaletti. Certo che in 10 anni questa società si è proprio rincoglionita! Ma non paga, affosso il coltello nella piaga.

Io.: "Comunque, bella mia - sì proprio tu Nicole Richie, Lindsay Lohan e Miley Cyrus del paesino di provincia - farai meglio a pedalare. Vuoi vivere con lo chaffeur tutta la vita? Guarda che l'anno prossimo non avrai né la macchina né la patente!"
G.: "A-ah! Lo dici tu. Io quest'estate LAVORERO' e mi pagherò LA PATENTE e mi comprerò LA MACCHINA" (dove lavorerà? Nel prossimo film di Spielberg?)
Io.: "Sì, e quanto guadagni? 10.000 euro?"
G.: "1.800: 200 euro pago la macchina e tutto il resto lo uso per assicurazione e benzina" ha detto fiera di sé allontanandosi col bastardino-cihuahua in mano (povera Iole!).

Sì, dice bene mia sorella (l'altra): forse intendeva la macchina di Barbie o quelle della Peg-Perego. Ma vorrò proprio vedere come le piomberà sulla fronte questa bella macchina da 200 euro, dritta dritta in mezzo agli occhi: si chiamerà REALTA', la macchina più potente e tosta del mondo. Buon compleanno, Miss Hilton!

domenica 12 dicembre 2010

Il principe azzurro non esiste

Sì, direte voi. Lo sapevamo. Sì, dico io, lo sapevo già pure io. Però ora ho la conferma delle conferme.

Saranno stati 5 anni fa (è un "flashback del cazzo") e io, mia sorella e Serenity vivevamo insieme nella famosa casa di Via Ugo Amaldi ad interrogarci dei perché della vita e a mangiare. Ci dicevamo, sedute al tavolo con un panino col salame in mano, se non ci piace andare in discoteca e solo in discoteca si rimorchia, allora noi non rimorchieremo mai e non incontreremo mai il principe azzurro.

Ma il sillogismo diventava ancora più complicato: se la discoteca ci fa schifo, il 'nostro' principe azzurro potrà mai trovarsi in una discoteca? È evidente che questa cosa non è possibile, in quanto è un chiaro ossimoro che rompe il sillogismo. Insomma, erano interessanti dissertazioni di ragazze annoiate, che alla fine sono giunte ad un'unica e sola verità: il nostro principe azzurro, se davvero dovesse esistere, dovremmo incontrarlo alla 'Feltrinelli', dove trascorrevamo interi pomeriggi (a non acquistare niente). Insomma, non fa una grinza: le persone con gusti simili frequentano posti simili. Se a me la disco non piace, il mio principe azzurro non può stare lì. Punto.

Peccato che di tutti i fantomatici scenari da noi immaginati (modello tipo Brad Pitt con in mano 'La Fata Carabina' di Pennac che ti guarda mentre sfogli 'I Fiori Blu' di Queneau sorridendoti timido da dietro lo scaffale), non se ne sia realizzato neanche mezzo. Insomma, i nostri potenziali principi azzurri, alla fine, li abbiamo trovati altrove, com'era facilmente immaginabile.

Ma lo scorso week-end mi è accaduta una cosa incredibile: ebbene sì, amiche e amici, ragazze e ragazzi di tutto il mondo esplorato e oltre!, ho conosciuto un ragazzo alla Feltrinelli! Ero andata lì col mio ragazzo (!) e, mentre lui spulciava tra i cd, io mi sono messa a vedere i dvd in offerta speciale, disgustata del fatto che non ce ne fosse nemmeno uno decente (alcuni dei titoli che avrei voluto acquistare e che erano irrimediabilmente assenti: 'Orgoglio e pregiudizio 4 cd' con Colin Firth, 'Romance & Cigarettes', 'Mulan', 'Emma sono io'). A parte che COME CAZZO FA A NON ESSERCI MULAN? E va bè. Mentre sto lì e sbuffo, sento una voce maschile che fa "Mamma mia, certo che qui non si trova un film decente!". 'Ah!' ho pensato, 'è lui! È il principe azzurro!' e il mio sguardo corre al film che ha in mano, scelto per l'acquisto - 'I Love Radio Rock'.

"Insomma" continua parlandomi, "non trovi che questi film siano scadenti? Sto cercando da tre ore e non ne trovo uno carino. Che tristezza!". Colpita dalla luce abbagliante che mi travolge per il solo fatto che un uomo 1. si trovi alla Feltrinelli 2. La pensi come me su questi cazzo di dvd 3. Stia comprando proprio il film che ho visto due giorni prima, non mi accorgo sulle prime che ho a che fare palesemente con un cesso, nano e per di più con i capelli lunghi e intricati tipo la modella del Fructis prima di fare lo shampoo. Ma basta poco, me ne accorgo subito e commento con cortesia "Già, non si trova niente". Lui però mi consiglia di comprare 'I Gatti Persiani', niente male secondo lui. E infatti sì, me lo ricordo quel film, è carino. Discorro di cinema, ma tanto tu - Willow peloso - non sei il mio principe azzuro, mi spiace. Sarai anche un intenditore di cinema, ma insomma, ho una dignità.

Nel mentre, in tutto ciò, compare al mio fianco il mio fidanzato (!) che non dice una parola e guarda il nano con occhi simili a quelli di un guardiano della notte pronto allo scatto. Poi mi dice: "Insomma? Andiamo?", con lo sguardo che uccide. Ciao amico brutto ma intelligente, è stato bello. Dico al mio ragazzo: "Oh, stavo per rimorchiare alla Feltrinelli. Un sogno che si avvera!". E lui risponde solo: "Quello lì? Bell'affare! Ma tanto hai notato che mi sono avvicinato e non l'ho neanche calcolato? Io so annientare il pericolo". Sì, va bè, se quello era un pericolo, allora posso anche andare a sciogliermi nell'acido.

E va bè, non si può avere tutto dalla vita. Ma nella lista di cose da fare nella vita almeno ora posso depennare il rimorchio alla Feltrinelli. Con una piccola annotazione a margine: i fighi, ormai si sa, stanno in discoteca. Ragazze apatiche e pantofolaie di tutto il mondo, facciamocene una dannatissima ragione.

venerdì 3 dicembre 2010

Una meringa al giorno...


Pioggia di polemiche sul programma 'America's Next Top Model', il cui format è stato importato anche qui in Italia: l'ultima edizione del reality, condotto da Tyra Banks, è stato infatti vinto da una ragazza magrissima, che ha subito sollevato le proteste di quanti temono che lo show diffonda un messaggio sbagliato.

Leggi l'articolo
Ba-sta. Voglio dire solo questo. Sono stanca di questi stuzzicadenti spacciati per modelle, che poi hanno anche il coraggio di dire "Strano, perché io mangio moltissimo". Se per te un'oliva a pranzo e una noce a cena è moltissimo, non so dove sei cresciuta, bella mia! Forse in una gabbia per canarini. A casa mia, mangiare moltissimo vuol dire proprio superarsi: cioè che vai a dormire con la pancia che manco al nono mese di gravidanza si è mai vista una cosa simile. Per cui, mi ripeto: ba-sta con queste storie che le ragazze sono fighe se sono alte 1 metro e novanta e se pesano 40 chili. Non sono belle, sono mezze morte!

A questo proposito, vorrei riportarvi una conversazione su msn tra me e mia sorella G., 17 anni, mestiere studentessa, hobby scassapalle di famiglia. A dimostrazione che a casa mia essere magri è un peccato punibile con valanghe di lasagne al forno.

Giulia: Sto mangiando una meringa enorme!
Grace: Uff, ti odio!
Giulia: Era buonissima. Come ha fatto quella a vincere America's next top model?
Grace: Non lo so, peserà 10 kg.
Giulia: No, Gra. Pesa 45. Hai anche scritto un articolo.
Grace: Sì, va bè, era per dire.
Giulia: Che schifo, davvero.
Grace: Invece hai visto quella che ha vinto nel 2008? Quella è più cicciona di noi, però forse non ha la cellulite.
Giulia: Dopo questa meringa non ti saprei dire.
Grace: Guarda a me non me ne frega niente. Meglio essere come siamo noi che anoressiche come quella. Avrei paura di scomparire mentre dormo e di svegliarmi senza pancia o senza gambe.
Giulia: Adesso non ne hai di questi problemi.


A parte la simpatia di mia sorella (è nata così), ringrazio Dio di non avere questi problemi. Anzi, io vado contro corrente: aspetto intrepida l'avanzare dell'età, così che il mio corpo possa decadere naturalmente (io gli do una mano evitando qualsiasi esercizio fisico). Almeno tra 20 anni potrò dire: ormai che devo fare? È la natura, il corpo decade. Ma almeno me posso abbuffà quanto me pare, tanto ciccia su ciccia chi se ne frega!

giovedì 2 dicembre 2010

Psycho killer: come descrivere in due parole il mio vicino di casa

Mi chiedo: perché i maschi non hanno mai il radar insito nelle donne che ti fa riconoscere anche a chilometri di distanza un perfetto psicopatico? Avete presente quella puntata di 'E alla fine arriva mamma' in cui Marshall esce con una ragazza e Ted e Barney gli dicono che deve mollarla, perché ha gli occhi da pazza (vedi foto)? Ecco, se estendiamo la ricerca della pazzia anche nel mondo maschile, tutti gli uomini sono come Marshall: incapaci di scorgere 'gli occhi da pazzo'.

Ma andiamo con ordine: mentre io ero in Italia e il mio ragazzo si era già trasferito ad Amsterdam, ogni tanto mi chiamava raccontandomi di essere uscito con il vicino di casa, tale Yevan, di origini indiane ma cresciuto negli Stati Uniti. Yevan ha una quarantina d'anni, è un dottore ed ha un piccolo particolare: è completamente fuori di melone. Un esempio a caso.
Telefonata del mio boyfriend da Amsterdam:
Boyfriend: "Ehi, ieri sera sono uscito con Yevan!"
Io: "Ah, e com'è andata?"
B.: "Mah, bene. Ad un certo punto però Yevan era proprio ubriaco e parlava degli Stati Uniti venerandoli. Io ho detto solo che non mi sembrano sto granché. Lui ha cominciato ad urlare nel locale dicendomi che non capisco un cazzo, ed era così alterato che uno del locale è dovuto venire a dirgli di calmarsi"
I.: "Mmm... non mi sembra un tipo con tutte le rotelle a posto"
B.: "Ma va, era solo ubriaco"

Queste sono le premesse. Peccato che, quando sono finalmente arrivata ad Amsterdam, ho subito scorto in Yevan gli occhi da pazzo. Del resto, come considerare uno che ogni volta che ti incontra ti chiede "Sei arrivata? E quando te ne vai?", perché morbosamente desideroso delle simpatiche serate a base di birra col tuo ragazzo, di cui tu lo privi improvvisamente? Devo specificare che, prima del mio arrivo, il mio ragazzo e il maniaco saranno usciti insieme al massimo 3 o 4 volte nell'arco di 5 mesi, quindi questo suo attaccamento si è praticamente sviluppato dal nulla. Nonostante ciò, il vicino ogni sera o manda un sms o citofona o addirittura si mette sotto la nostra finestra gridando a squarciagola il nome del mio ragazzo e chiedendogli di uscire. Ora, siccome quel babbeo del mio compagno non è che gli dice "Oh, stai a diventà molesto" (in inglese potrebbe tipo dirgli "Ehi, stalker. Stop molestating me!"), ma "Eh non posso, c'è la mia ragazza" ("Yeah, but I can't. You know, there's my girlfriend here"), io spesso mi vedo sto qua all'angolo della strada che mi fissa dalla finestra e mi saluta manco fosse Norma Bates vestito da sua madre.

Ma ieri è stato raggiunto il top della follia. Erano le 22.30 e io mi beavo dell'uscita della Juve dalla Coppa Uefa quando citofonano. Il mio ragazzo caduto dalle nuvole all'improvviso esclama "Ma chi sarà?". Ma chi cazzo deve essere se non quel maniaco che ti sei accollato? E infatti, era proprio il pazzo che annuncia al mio ragazzo di aver dimenticato il telefono a New York e quindi di non poter chiamare l'amministratrice di condominio (che abita sopra di noi, comunque), e che è proprio nei guai perchè uscendo ha dimenticato le chiavi di casa ed è rimasto chiuso fuori. Il mio ragazzo, che non ha colto al volo il piano malefico dello stalker, gli mormora gentile "Non ce l'ho il numero dell'amministratrice. Ma abita al terzo piano, perché non bussi alla sua porta?" (per esempio?). E Yevan dice: "Ok, aprimi il portone, amico" ("Yeah, let me in man!" e il riferimento a un noto film dell'orrore doveva accendere qualche campanello). Il mio ragazzo gli apre il portone, ma non fa neanche in tempo a risedersi sul divano che bussano alla porta. "Chi sarà?", è sempre quel fottutissimo coglione spaccapalle. Uno dovrebbe solo aprire la porta e dire "Ma cosa cazzo vuoi che mi stai sinceramente disintegrando i coglioni?" ("Man, I really can't stand you"), e invece il mio ragazzo dice solo "Sì? Qualche problema?". E quello, il pazzo più pazzo del mondo, gli chiede "Posso dormire qui?". CIOE', NO! Per fortuna che il mio ragazzo gli ha educatamente risposto qualcosa che suonava tipo come "Non me pare il caso". Forse si è accorto finalmente del suo sguardo da pazzo o forse ha percepito il mio da assassina feroce che gli bruciava la schiena e le natiche, dato che pensavo "Se gli dici sì, giuro che caccio di casa tutti e due".

Comunque, io so solo che voglio cambiare casa e che la colpa - come sempre - è degli uomini. Perché i maschi a due cose non sanno rinunciare: alla figa e alle bevute di birra con amici e gente conosciuta a caso. Poi se sono serial killer chi se ne frega, basta che offrono.

Peccato che la lingua ci crei qualche problema qui, perché se no avrei io la risposta adatta a Psycho Killer. Gliela scriverei su un biglietto e gliela infilerei sotto la porta: "A Roma per quelli come te c'è una frase proprio perfetta: Ma chi te conosce". E vaffanculo tu e gli americani.